Camagüey, già Santa María del Puerto del Príncipe (o semplicemente Puerto Principe) con circa 300.000 abitanti, è la terza città cubana ed è il capoluogo dell’omonima provincia che si estende dal centro dell’isola verso oriente.
Il nucleo originario si trovava sulla costa settentrionale presso la baia di Nuevitas, ma per difendersi dai pirati la città fu ricostruita ex novo nell’attuale sito, una piana compresa tra i fiumi Hatibonico e Tinima, affluenti del fiume San Pedro. Il nome lo si deve al caciccato di Camaguebax, che insisteva sul territorio dove fu stabilita la nuova Santa María del Puerto de Príncipe.
Il territorio pianeggiante e fertile (llanuras) tipico della zona, ha da sempre facilitato le attività agricole, l’allevamento, così come i trasporti, più che in ogni altra parte di Cuba, facendone così una delle zone più ricche del Paese.
Nel 1514, nelle immediate vicinanze della futura Camagüey, venne fondata Santa María del Puerto Príncipe, la cui popolazione fu trasferita nel 1528, per ragioni che permangono tuttora ignote, in quello che è l’attuale centro cittadino. La costruzione dell’abitato procedette speditamente e già attorno alla metà del XVI secolo si contavano alcune centinaia di famiglie residenti (o fuegos come venivano denominate all’epoca le unità familiari con fissa dimora).
La prosperità dei secoli passati è testimoniata anche dai tentativi di saccheggio di bande piratesche che osarono spingersi così all’interno per scovare beni da depredare. Di queste solo l’incursione del 1668 capitanata dal famoso Henry Morgan andò a segno, lasciando una devastazione che ha segnato la storia di questa città.
Tipici di Camagüey sono i tinajónes, grandi otri in terracotta introdotti dagli Spagnoli in epoca coloniale per conservare l’acqua e oggi diventati un simbolo della città e usati per adornare vie e piazze.